Il DBP

DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

Una breve panoramica

La personalità è definita come l’insieme di tratti e caratteristiche distintive che determinano il modo in cui l’individuo pensa, sente e si comporta in modo coerente e relativamente stabile nel corso del tempo e nelle diverse situazioni. È l’insieme di tutti quei fattori (emozioni, motivazioni, attitudini, credenze, valori, abitudini) che si combinano per determinare l’unicità di ogni individuo. Le caratteristiche della personalità si sviluppano dall’infanzia e si stabilizzano con il tempo, costruendo una struttura stabile e duratura, che si manifesta nei vari contesti di vita: include il modo in cui reagiamo alle situazioni, come comunichiamo, come prendiamo decisioni, e come esprimiamo le nostre emozioni. Questi tratti sono abbastanza flessibili: possiamo adattarci a diverse situazioni, imparare dai nostri errori e modificare il nostro comportamento quando necessario.

Quando i tratti di personalità sono rigidi e disadattivi e causano una significativa compromissione funzionale o un disagio soggettivo, denotano un disturbo di personalità. Un disturbo della personalità è un pattern costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle norme e alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio nelle aree importanti della vita.

La quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR) elenca 10 tipi di disturbi di personalità, ma tutti hanno in comune il fatto che il modo di pensare e di comportarsi della persona compromette il suo funzionamento lavorativo e/o interpersonale. 

Che cos’è il DBP?

Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è un disturbo di personalità caratterizzato da repentini cambiamenti di umore, instabilità dei comportamenti e delle relazioni con gli altri, marcata impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri. Questi elementi si rinforzano reciprocamente, generando notevole sofferenza e comportamenti problematici. Ne consegue che le persone con questo disturbo realizzano con difficoltà e a fatica i propri obiettivi. Nello specifico, il DBP è caratterizzato da una dolorosa, invalidante e pervasiva instabilità:

  1. delle emozioni (paura cronica di abbandono, instabilità affettiva, rabbia intensa e inappropriata), ovvero una difficoltà a regolare i propri stati emotivi. Le emozioni vengono vissute come molto intense, travolgenti, talvolta caotiche, spesso contrastanti e velocemente mutevoli. La persona che ne soffre fatica a mantenere un equilibrio emotivo. Queste “tempeste emotive” si scatenano soprattutto in risposta ad eventi relazionali spiacevoli, come, ad esempio, un rifiuto, una critica o una semplice disattenzione da parte degli altri, ma talvolta anche le situazioni apparentemente piacevoli o neutre possono innescare reazioni emotive intense.  Anche se la rabbia, viene descritta come una delle emozioni più difficili da gestire, spesso le difficoltà di regolazione riguardano emozioni quali colpa, vergogna, tristezza ma anche emozioni “positive” quali la gioia…
  2. delle relazioni interpersonali: le persone con DBP sono spesso sensibili al rifiuto (reale o immaginario) e all’allontanamento dell’altro. Il timore abbandonico è spesso accompagnato da tentativi e sforzi disperati per tenere l’altro vicino. Le relazioni sono spesso tumultuose, intense e coinvolgenti, ma anche estremamente instabili e caotiche e oscillano rapidamente tra l’idealizzazione dell’altro e la sua svalutazione
  3. dell’idea di sé e dei processi attentivi e delle cognizioni: le persone con DBP hanno un’immagine di Sé spesso distorta ed instabile così come instabili sono i propri scopi, bisogni e valori che sono spesso modulati dall’ambiente esterno e quindi possono cambiare repentinamente. Possono cambiare spesso opinione su sé stesse, sentendosi un giorno sicure e l’altro giorno inutili o vuote. Soprattutto in situazioni di stress, queste persone possono presentare degli episodi durante i quali pensano che gli altri abbiano intenzioni malevole e ostili verso di loro o manifestare delle crisi dissociative durante le quali perdono transitoriamente le capacità critiche ed il senso di sé. Talvolta entrano in uno stato di vuoto nel quale avvertono una penosa mancanza di scopi.
  4. dei comportamenti: spesso vi è la presenza di comportamenti disadattivi come condotte autolesive e comportamenti impulsivi quali utilizzo di sostante e alcol, abbuffate, acquisti impulsivi, guida pericolosa, comportamenti sessuali a rischio…

La diagnosi

Di solito il disturbo insorge durante l’adolescenza o nella prima età adulta.

La diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità, basata sul DSM-5-TR, dell’Associazione Americana di Psichiatria,Il DBP viene descritto da 9 criteri e per la formulazione della diagnosi è necessaria la presenza di almeno 5 dei seguenti criteri:  

  • Sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono;
  • Pattern di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzato dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;
  • Immagine di sé o percezione di sé marcatamente e persistentemente instabile;
  • Impulsività in almeno due aree potenzialmente dannose per il soggetto (es., rapporti sessuali non sicuri, abbuffate, guida spericolata, abuso di sostanze);
  • Ripetuti comportamenti, gesti o minacce suicidarie o comportamento automutilante;
  • Rapidi cambiamenti di umore, di solito della durata di alcune ore e raramente estesi a più giorni;
  • Sentimenti cronici di vuoto;
  • Rabbia inappropriata, intensa o problemi di controllo della rabbia;
  • Ideazione paranoide transitoria, associata allo stress, o gravi sintomi dissociativi.

Gli studi epidemiologici sul DBP indicano che la prevalenza di questo disturbo nella popolazione generale è stimata tra lo 0,5% e il 2,7%.  Nella popolazione generale degli adolescenti, la prevalenza è stimata attorno al 3%

Le cause

La ricerca sulle cause e sui fattori di rischio per l’insorgenza del DBT è in continua evoluzione e ad oggi non è possibile stabilire le cause esatte di questo disturbo. Tuttavia, i ricercatori ed i clinici impegnati nella ricerca sono concordi nell’affermare che non ci sia un’unica causa che lo determini, ma che siano coinvolti più fattori: biologici, psicologici e ambientali/sociali. La teoria eziopatogenetica più accredita del DBP vede una coniugazione di aspetti biologici, la cosiddetta vulnerabilità emotiva, e ambientali. In particolare, il DBP sarebbe spesso legato ad un contesto in cui il soggetto è esposto a svalutazione dei propri stati mentali (pensieri, emozioni e sensazioni fisiche), dove l’esperienza emotiva non è valorizzata ma più spesso banalizzata, ridicolizzata o semplicemente negletta.  L’ambiente familiare invalidante è caratterizzato dalla presenza di interazioni caotiche ed inappropriate, espressioni emotive intense, a volte carenze di cure, nonché da maltrattamenti e abusi fisici o sessuali.

Il trattamento

Le linee guida sul trattamento del DBP si basano principalmente su approcci integrati che includono psicoterapia, farmacoterapia e interventi psicosociali. La psicoterapia è considerata il trattamento di elezione, con terapie specifiche come la Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT), la Terapia Basata sulla Mentalizzazione (MBT), la Psicoterapia focalizzata sul Transfert (TFP) e la Schema Therapy (SFT) che hanno dimostrato efficacia nel ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Va sottolineato che, negli ultimi anni, a fianco di questi interventi che sono stati sviluppati sulla base di una specifica teoria di riferimento, sono stati proposti anche interventi cosiddetti “generalisti”, che raccolgono una serie di indicazioni sulla strutturazione e sulla pianificazione degli interventi e dei loro obiettivi che hanno mostrato una efficacia simile agli interventi basati su una teoria specifica. Tra questi, il Good Psychiatric Management e il Structured Clinical Management hanno mostrato di essere efficaci nella riduzione della sintomatologia e sono particolarmente utili.

La farmacoterapia può essere utilizzata come supporto per gestire i sintomi acuti e le vulnerabilità specifiche, come la disregolazione affettiva e il comportamento impulsivo. 

Le linee guida sul trattamento del DBP indicano la necessità di un approccio integrato che coinvolga anche il contesto in cui vive il paziente. Anche il ruolo dei familiari è un elemento cruciale per il successo terapeutico e il benessere del paziente. I familiari forniscono un ambiente di supporto che può aiutare il paziente a gestire le sfide quotidiane e a mantenere i progressi ottenuti in terapia. La loro comprensione e pazienza possono ridurre lo stress del paziente e migliorare la stabilità emotiva. La presa in carico di una persona con DBP richiede la collaborazione tra i diversi professionisti della salute mentale, al fine di garantire un trattamento personalizzato e continuativo.

Per saperne di più sul disturbo borderline di personalità consigliamo la lettura dei seguenti libri: 

Disturbo di personalità bordeline: una guida per professionisti e familiari

John. G. Gunderson

Il testo “Disturbo di personalità borderline” è una guida pratica e aggiornata rivolta a professionisti della salute mentale, pazienti, famiglie e amici. Oltre a fornire informazioni e supporto, sottolinea l’importanza del coinvolgimento familiare nella terapia. Gli autori, 15 esperti, propongono un nuovo approccio al disturbo, considerando i fattori genetici e lo stress come cause principali, e presentano evidenze a favore di specifiche terapie farmacologiche e psicoterapie, come la terapia comportamentale dialettica. Inoltre, offre risorse per le famiglie, aiutandole a gestire le difficoltà emotive e a creare sistemi di supporto efficaci.

Superare il disturbo borderline di personalità. Guida pratica per familiari e clinici

Valerie Porr

Il libro di Valerie Porr fornisce una spiegazione chiara e accessibile del disturbo borderline di personalità (DBP), caratterizzato da cambi di umore improvvisi, impulsività, difficoltà organizzative e instabilità nelle relazioni e nella percezione di sé. L’autrice descrive terapie efficaci, come la terapia dialettico-comportamentale e il trattamento basato sulla mentalizzazione, per gestire i sintomi e superare lo stigma associato al disturbo. Offre anche tecniche di coping e strategie per migliorare le abilità relazionali, aiutando sia i pazienti che le loro famiglie a vivere meglio la quotidianità.

Una vita degna di essere vissuta

Marsha Linehan

Nel libro ‘Una vita degna di essere vissuta’, la psicologa Marsha Linehan, sviluppatrice della Dialectical Behavior Therapy (DBT), racconta la sua esperienza personale con la malattia mentale e il percorso che l’ha portata a diventare una figura di riferimento nella psicoterapia. Dopo un’adolescenza segnata da tendenze suicidarie e anni difficili in un istituto psichiatrico, Linehan ha trovato la forza di proseguire gli studi e specializzarsi in terapia comportamentale. Negli anni ’80, ha creato la DBT, un approccio che unisce l’accettazione di sé e il cambiamento. Il libro è una testimonianza di perseveranza, spiritualità e fede nel potere della terapia.